Helichrysum italicum
“Di fortuna resti intriso, chi si adorna di elicriso”
L’elicriso italiano (Helichrysum italicum) è una pianta della famiglia delle Asteraceae, ad evidente segnatura solare, yang.
Arbusto aromatico, piccolo, fittamente ramificato, di colore grigio-verdastro – biancastro e fiori gialli.
Pianta perenne, cespugliosa, alta 30–40 cm, di colore grigio, tomentosa: le foglie alterne, lineari, aghiformi, lunghe 20-40 mm e larghe 1 mm, sono ricoperte da fine peluria biancastra; sono molli e hanno i margini piegati verso il basso (convolute).
L’infiorescenza è un corimbo composto da numerosi capolini conici (ognuno avente 12-15 fiori, raggruppati a 20-30), dalle squame giallo-brunastre, posti all’apice del fusto, con fiori tubulosi, ermafroditi, di colore giallo-oro, che emanano un odore intenso, aromatico gradevole, agrodolce, inconfondibile, di curry.
Il frutto è un achenio oblungo, dotato di un pappo.
E’ diffusa in gran parte dell’Europa meridionale, nel bacino del Mediterraneo; in Italia è comune al centro, al sud e nelle isole. Il suo habitat naturale è su terreni asciutti e sassosi del mediterraneo.
Il nome deriva dal latino Elichrysum e dal greco Eliochryson, dove helios è “sole” e chrysòs è “oro”, Sole d’Oro, per il colore giallo oro, splendente e lucente dei suoi capolini alla luce del sole.
I capolini di queste piante hanno una parte delle squame involucrali secche e scariose (consistenza membranosa più o meno secca, traslucida), che mantengono a lungo il loro aspetto, anche per svariati anni; da qui il nome volgare di “Perpetuini“.
I sacerdoti greci e romani usavano incoronare le statue degli dei con questi fiori che “non si putrefanno mai”.
La caratteristica dei fiori di elicriso, è dunque quella di mantenersi inalterati anche in caso di essiccazione; proprio per questa peculiarità, l’elicriso viene anche chiamato “Semprevivo Perpetuino”, ovvero specie che non va mai in putrefazione.
Altri nomi popolari e internazionali, sono: Canapicchia, Zolfino, Semprevivo, Perpetuino profumato, Perpetuini d´Italia, Tignamica, Fiore Eterno, Everlasting, Goldy Locks, Immortelle.
Curiosità sarde
In Sardegna cresce rigogliosamente ed è conosciuto con diversi nomi.
- Uscradinu, erba che brucia: veniva usata per uscrare il maiale, cioè bruciare le setole, una vecchia usanza sarda, soprattutto dell’interno, che rappresentava un vero e proprio rito sacrale, per sacrificare i maiali della montagna, i quali, soprattutto nelle annate siccitose, si cibavano delle radici della pianta, per cui la loro carne aveva un particolare sapore che si ritrova solo negli animali, cresciuti allo stato brado nei pascoli intonsi montani e collinari della Sardegna. Uskrare (da uskratina, uskradinu, usadina) quindi, era la procedura con cui si bruciacchiavano con i rami della pianta ricchi di oli essenziali, le setole del maiale.
- Alluefogu, accendi fuoco: era impiegata dai pastori come esca per il fuoco.
- Mortiddus, derivato da mortu, mortuus, perché la pianta si conserva inalterata anche dopo l’essiccamento ed anche perché, sin dai tempi più remoti, veniva usata per ornare le tombe e per confezionare corone funebri.
- L’appellativo frore/erba di Santa Maria, fiore di Santa Maria, è dovuto al fatto che i suoi spendenti corimbi, come l’oro, non soggetti ad imputridire, erano particolarmente adatti alla confezione di ghirlande per onorare la madonna ed, inoltre, perché, come leggiamo nella storia della medicina, già dai tempi di Plinio e Dioscoride, sino quasi al XVIII secolo, era utilizzato dalle donne per regolare il flusso mestruale.
- Frore/erva de Santu Juanne/Juvanne, deriva dal fatto che veniva bruciata in falò agli usci delle case in onore della festa di San Giovanni.
- Il nome “scova de Santa Maria” si ricollega invece al fatto che l’elicriso era adoperato per confezionare scope atte ad allontanare insetti, tignole e blatte dalle case.
- munteddas, monteddas, fasce per bambini perché secondo un’antica leggenda, l’odore aromatico della pianta sarebbe scaturito in modo miracoloso al momento in cui la Madonna stese, sopra un cespuglio di elicriso, i panni del Bambin Gesù.
Altri nomi sono murgeus, scaviccìu, catecasu, simu, buredda.
Secondo una vecchia tradizione, chi passa il valico di “sa casa” deve cogliere un mazzo di elicriso e di timo. In Barbagia, entrambe le essenze vengono chiamate nuscadore, cioè erba che odora e profuma di buono.
La legenda
In mitologia, Elicrisa è la ninfa che diede il nome all’elicriso, perchè fu la prima a coglierlo.
Secondo la leggenda, la pianta d’elicriso nasce da una bellissima ninfa dai capelli dorati, la quale amando non corrisposta un Dio, alla sua morte fu trasformata in elicriso dagli dei pietosi.
Un antico proverbio dice: “Di fortuna resti intriso, chi si adorna di elicriso”. Un portafortuna, dunque, utile anche per propiziare incontri d’amore. Un mazzetto d’elicriso, lasciato essiccare tutto l’anno e poi fatto bruciare la notte di S.Giovanni, avrebbe permesso di conquistare la persona amata. Questa pianta è molto legata ai “rituali del fuoco” delle feste di San Giovanni. In alcune località della Sardegna ci si lavava le mani, al mattino della festa di San Giovanni, con l’acqua che, dalla sera prima, veniva preparata immergendovi mazzetti di questa pianta in numero dispari. In Gallura, durante la festa di San Giovanni, veniva utilizzato l’elicriso per alimentare i fuochi che venivano saltati dai ragazzi in coppia, maschio e femmina, tenendosi per mano, e così diventavano “cumpari e cumari de miccalori“, (compare e comare di fazzoletto).
Impiego terapeutico
Le sommità fiorite contengono: oli essenziali, flavonoidi, l’elicrisene, pinene, eugenolo, linaiolo, ftalidi, linalolo, un sesquiterpene azulogeno, scopoletina, nerolo, umbelliferone, piranoderivati, , acido caprilico, isovalerico e caffeico, tannini, cere, arenarina (non identificata).
Attività principali: antinfiammatoria, antiallergica, antieritematosa e fotoprotettiva; bechica e balsamica; antiepatotossica.
Uso interno: dermopatie (psoriasi ed eczemi discrasici e da contatto); epatopatie; sindromi allergiche; bronchite subacuta e cronica con o senza sindrome asmatica, bronchite subacuta e cronica con o senza enfisema.
Uso esterno: psoriasi, eczemi, scottature solari, ustioni, geloni; rinopatia (aerosol), congiuntivite allergica.
L’olio essenziale
Periodo balsamico: Giugno e Luglio, quando la fioritura si manifesta in corrispondenza del Solstizio d’Estate e delle celebrazioni in onore di San Giovanni. I fiori vengono raccolti al mattino.
Parte utilizzata: sommità della pianta fiorita, parti aeree.
Estrazione: essenza estratta per distillazione in corrente di vapore delle sommità fiorite. I fiori vengono distillati la sera stessa del raccolto per estrarre tutti i loro principi.
Resa: da 100 kg di pianta si estraggono 70/80 gr di olio essenziale, 0,2-0,7%. Un ettaro produce circa 4-10 tonnellate di fiori, 8 kg di olio essenziale.
Contenuto dell’olio essenziale: nerolo e acetato di nerile (30-50%), beta-dichetoni, geraniolo, eugenolo. Presenti flavonoidi incolori quali: elicrisine (glucosidi della naringentina) e calconi colorati, quali l’isosalipurposide.
Indicazioni: malattie della pelle, debolezza di fegato, infezioni delle vie biliari, infiammazioni gastroenteriche, raffreddore, sinusite.
Proprietà:
- stimolante epatico, del pancreas e delle ghiandole linfatiche, disintossicante,
- spasmolitico,
- antinfiammatorio,
- antibatterico,
- antivirale,
- mucolitico.
Associazioni: tutti gli agrumi (pompelmo, bergamotto, limone, arancio), cipresso, neroli, verbena.
Avvertenze: per il suo particolare potere a livello “sottile”, sulla sfera psicologica, non è un’essenza per principianti. Si consiglia di usarla sotto controllo di un aromaterapeuta qualificato. Non si impiega per via orale.
Controindicazioni: gravidanza, bambini, soggetti ipersensibili o con disturbi emotivi.
L’essenza è un fluido rosso chiaro o marrone, dal profumo caldo e speziato, vagamene di rosa, perchè contiene nerolo.
Le sue applicazioni derivano dal suo alto potere stimolante e disintossicante: stimola delle funzioni del fegato, le secrezioni dell’apparato gastrico e del pancreas, favorisce l’eliminazione delle tossine e la purificazione del sangue.
Esistono due tipi di o.e. di elicriso: elicriso del Madagascar e elicriso Italiano (tra gli o.e. più costosi, anche 10 volte più di quello del Madagascar), differiscono molto sia per composizione che per proprietà e, quindi, ambito di applicazione.
L’elicriso del Madagascar è indicatissimo per le malattie dell’apparato respiratorio essendo anticatarrale, espettorante, antibatterico; stimola le difese immunitarie e può essere usato anche come “energizzante” contro affaticamento nervoso.
L’elicriso italiano, invece, ha anch’esso qualche proprietà anticatarrale e mucolitica ma le sue doti migliori si esplicano sulla circolazione e sulla pelle: é un potente anti-ematoma, e un anticoagulante (varici, edemi). Si usa per artriti e reumatismi, problemi epatici. Sulla pelle è indicato per couperose, eczemi, acne, smagliature, dermatosi, invecchiamento cutaneo.
.. effetto “sottile” sulla psiche
Nota: bassa
Livello: erbaceo
Proprietà: chiarificante ed equilibrante
Parola chiave: luce
L’olio essenziale di elicriso, per il suo particolare potere, soprattutto sulla sfera psichica, non è un’essenza per principianti e va usata sotto controllo di un aromaterapeuta qualificato, perchè può avere effetti contrastanti.
Quest’essenza simboleggia la luce, ha il potere di rischiarare e rasserenare qualsiasi situazione: il suo profumo caldo, di terra, è adatto a chi vive nelle astrazioni e, per questo, viene facilmente sopraffatto da difficoltà concrete o nuove situazioni. E’ un invito agli estroversi a cercare dentro se stessi un pò di calma e di vero calore. Combatte depressione ed esaurimento, fornisce una strada da seguire, mostra la luce alla fine del tunnel. Rimedio per gli stati di esaurimento e di profonda stanchezza, adatto ad affrontare gli stadi della vita in cui ci si sente logorati e consumati per i troppi problemi o per le troppe avversità.
Ma in particolari situazioni di fragilità, può far emergere paure nascoste e ricordi che non tutti sono in grado di affrontare; perciò è un’essenza di delicata gestione, da affidare agli esperti: porta la luce che dissipa le ombre, illumina l’anima, anche gli angoli più bui e nascosti.
Rimuove traumi che hanno lasciato un segno profondo: violenze, abusi, aggressioni. Aiuta a ricordare i sogni e protegge da incubi e sogni angoscianti.
L’elicriso aiuta e recuperare le forze, restaura la vitalità e restituisce bellezza ed energia. Essenza dell’entusiasmo e della voglia di fare, perfetta per i nuovi progetti e nuove idee, favorisce una visione armonica della vita, volta al raggiungimento del pieno potenziale di crescita, spirituale e materiale, della persona.
L’elicriso nel trattamento medico della psoriasi
La psoriasi è una dermatosi più comune dopo l’eczema e costituisce il 5-10% di tutte le malattie cutanee. La terapia, essenzialmente sintomatica e prolungata anche nei periodi di benessere, cerca di combattere i vari fattori patogeni e consente la remissione (anche spontanea), ma non la guarigione.
L’impiego dell’elicriso nella cura della psoriasi si deve alle osservazioni del dott. L. Santini [1].
Nel 1948, dopo un’esperienza più che decennale nell’uso terapeutico di elicriso, il dott. Satini affermava che i risultati favorevoli erano tali da poter considerare questa terapia della psoriasi una “scoperta”. Egli infatti, sicuro della tossicità della pianta usata tramite infuso dagli agricoltori di Garfagnana per curare le affezioni bronchiali del bestiame, aveva rilavato l’efficacia terapeutica sui bronchi e in più aveva constatato un’azione favorevole nei pazienti affetti da dermopatie quali psoriasi e forme eczematose.
Nelle prove cliniche iniziali utilizzò l’infuso preparato con parti uguali di fiori e sommità verdi, mentre successivamente trovò più efficace il decotto.
La posologia era di 200 ml di decotto al 5% da assumere nele 24 ore.
La dose curativa medica risultò essere di 4-6 lt e di 8-9 lt nei casi ostinati, sempre per via orale [2].
E poi, cos’è successo?!
Rimedi naturali
Lasciar seccare a testa in giù, all’ombra.
Si usano le sommità fiorite e le infiorescenze per l’effetto coleretico.
Un rimedio molto utile per la pelle, l’elicriso (30 gocce di tintura madre o poche gocce di olio essenziale) è una pianta dall’azione cortisonica e antiallergenica, adatta a chi ha una cute che si arrossa e scotta facilmente; applicato in associazione con cisto e lavanda, in diluizione con oli vegetali, è curativo di malattie allergiche di vario genere, che si manifestano con acne, impurità e infiammazioni.
Aggiunto agli oli solari, previene le scottature.
Mescolato a olio di aloe o di iperico, disinfetta e rinfresca le scottature: per questo lo si trova in molti prodotti cosmetici estivi.
Ricetta doposole: 50 ml olio di iperico, 50 ml olio di aloe, 30 gocce di lavanda, 8 gocce di elicriso; mescolare bene. Rinfrescante, disinfettante e curativo delle scottature solari.
I monaci di Montecassino confezionano ancora oggi, secondo una ricetta millenaria, un unguento a base di elicriso utile, tra l’altro, per contrastare una malattia dermatologica assai diffusa e difficilmente curabile come la psoriasi.
Compresse calde: con o.e. di elicriso e di rosmarino in parti uguali, sulle zone addominali.
Massaggi: stimola la funzione depurativa del sistema linfatico, attraverso la pressione delle stazioni linfatiche nel linfodrenaggio.
Sempre per la sua capacità di sciogliere e drenare, risolve le ostruzioni catarrali e le sinusiti, sia con frizioni locali di essenza su base oleosa, sia attraverso inalazioni e vapori.
Infuso
A 100 ml di acqua bollente, aggiungere ½ cucchiaino di sommità fiorite essiccate di
elicriso; lasciare in riposo per 15 minuti e poi filtrare. Bere l’infuso durante i pasti principali in presenza di asma,
bronchiti, gotta, reumatismi, tosse.
Decotto per la psoriasi
far bollire per 5-10 minuti 10 gr di elicriso (sommità fiorite) in 250 ml d’acqua. Lasciar riposare e filtrare. Assumere circa 200 ml al giorno.
L’amaro di elicriso
Riempire un contenitore a chiusura ermetica di capolini di elicriso e aggiungere alcool a 95° ricoprendo il tutto. Chiudere bene e lasciare al buio per circa 1 mese, agitando ogni tanto. Trascorso 1 mese, filtrare con un colino a maglie fitte. Preparare lo sciroppo sciogliendo 600 gr di zucchero in 1,2 lt d’acqua x ogni litro di alcool utilizzato. Una volta che lo sciroppo è freddo mescolarlo all’alcool e filtrare nuovamente.
Misurare il volume dell’alcool: se il prodotto finito dalla miscelazione di acqua, zucchero e alcool equivale a 2,2 lt di liquido è molto facile determinare la gradazione alcolica, 43°. La gradazione alcolica ideale per questo liquore è di circa 23°. Se volete portare il liquore alla gradazione alcolica più indicata (23°), dovrete aggiungere 1,8 lt d’acqua e 900 gr di zucchero. Otterrete così circa 4 lt di liquore.
Rimettere il liquore in un contenitore ermetico ancora per 4-5 mesi, al termine dei quali filtrerete nuovamente per renderlo più limpido. Dopo circa 6 mesi dal primo filtraggio potrete gustarvi il vostro liquore all’elicriso.
INGREDIENTI x 1 lt di alcool e liquore a 23°
– 1 lt di alcool puro a 95°
– capolini di elicriso
– 1,5 kg di zucchero
– 3 lt d’acqua
Linguaggio dei Fiori
Nel linguaggio dei fiori, la pianta è chiamata anche “semprevivo” e “immortale”. Regalare fiori di elicriso significa dunque aver voglia di farsi ricordare per sempre. La lunga durata dei fiori di elicriso ha dato vita anche a una leggenda. Si racconta, infatti, che un giovane, prima di andare in guerra, lasciò un mazzetto di fiori di elicriso alla sua amata per farsi ricordare. I fiori, per compassione verso la donna abbandonata, decisero di non appassire più per permetterle di ricordare per sempre il suo amore. In altri paesi, però, l’elicriso ha anche il significato dell’esilio.
Fonti:
– wikipedia, Helichrysum italicum
– Mara Bertona, Il grande libro dell’aromaterapia e aromacosmesi, Ed. Xenia
– Luca Fortuna, Aromaterapia per l’anima, ed. Xenia
– Susanne Fischer-Rizzi, Profumi celestiali. Guida all’aromaterapia, Tecniche nuove
– Alessandro Bruni, Farmacognosia generale e applicata, Ed. Piccin
– Flaminia Antonucci, Elicriso…l’oro della Sardegna!
– Giulio Paulis, I nomi popolari delle piante in Sardegna, Carlo Delfino Editore
– Aldo Domenico Atzei, Le piante nella tradizione popolare della Sardegna, Carlo Delfino Editore
– Enrica Campanini, Dizionario di fitoterapia e piante medicinali, Tecniche nuove
[1] Santini L., Minerva Medica 43, 714, (1952); Santini L., Rivista di Terapia Pratica 169 (1949); Santini L., Considerazioni sugli effetti terapeutici dell’Elicriso, Tipografia Salvietti, Castelnuovo Garfagnana, Santini L., Atti della Società Lombarda di Scienze Mediche e Biol. 5, 18 (1949).
[2] Campanini E., Secondo Natura 10, 14 (1985); Campanini E., Erboristeria Domani, 1 (1989); Campanini E., Argomenti di Insegnamento al Corso di Perfezionamento in Fitoterapia, Università di Siena, Facoltà di Farmacia, anni academici 1991-1996; Campanini E., Acta Phytotherapeutica 1, 8 (1995).